La versione Beta del software per la guida autonoma Full Self-Driving (FSD) di Tesla risulta essere in mano agli hacker i quali sarebbero in grado di installarla su alcuni veicoli Tesla senza autorizzazione della casa madre.
Al momento ciò non comporterebbe alcuna conseguenza sulla sicurezza nel senso di permettere a individui non autorizzati di ottenere il controllo delle auto, ma consentirebbe di installare il software su veicoli in circolazione al di fuori degli Stati Uniti, per il quale FSD non è ottimizzato nè sicuro.
Il software FSD è infatti in fase di sperimentazione interna ed è stato concesso solo a selezionati proprietari di veicoli Tesla residenti negli Stati Uniti, sebbene sia già possibile acquistarlo, per circa 10 mila dollari, ma restando in lista di attesa prima che Elon Musk e soci non prendano decisioni in tal senso.
Difatti, Elon Musk ha annunciato che a partire dalla fine di settembre FSD sarà esteso a un più ampio pool di veicoli Tesla. FSD non corrisponde alla guida autonoma completa, ma è un consistente passo in avanti in quella direzione. Consente al conducente di inserire una posizione nel sistema di navigazione per poi portarlo lì senza intervento diretto sui comandi dell’auto. Il veicolo, quindi, tenterà di raggiungere il luogo da solo con la supervisione costante del conducente, che rimane responsabile e deve essere sempre pronto a prendere il controllo. Naturalmente questo è possibile solo per specifici percorsi riconosciuti dal sistema di navigazione, per cui la rete neurale su cui è basato il sistema è già stata addestrata.
Tuttavia, secondo un resoconto di Electrek, sembra che Tesla non sia la sola a determinare su quali auto FSD debba funzionare. Per effetto del furto per mano di un gruppo di hacker, sarebbe infatti possibile installare FSD su veicoli Tesla anche al di fuori degli Stati Uniti. Il sito in questione fa sapere che i file binari del firmware beta di Tesla FSD sono in circolazione e sono entrati in possesso della community che dispone dell’accesso root ai server di Tesla.
Esiste, infatti, una community di hacker che è in grado di eseguire comandi di tipo root sui server di Tesla, il che in passato ha permesso di conoscere in anticipo le funzionalità dei futuri aggiornamenti software e persino di attivare funzionalità non ancora pubbliche o messe in stand-by da Tesla. Nella community è noto che il firmware FSD Beta è in circolazione già da tempo, sostiene Electrek, e con l’accesso root gli hacker sono effettivamente in grado di installarlo sui veicoli Tesla.
La versione di Electrek sarebbe confermata dal video di un veicolo che percorre le strade di Kiev, in Ucraina, una Tesla su cui è installato FSD nella versione 8.2. Tesla non ha mai fornito ufficialmente il software FSD in Ucraina proprio perché è finora stato ottimizzato per le strade e la segnaletica solo degli Stati Uniti. Dal video si evince che FSD ha alcuni problemi ad adattarsi alle strade ucraine ma come, nonostante questo, funzioni abbastanza bene e assolva al suo scopo.
Secondo le fonti, inoltre, sembra che la community di hacker sia in possesso anche della versione Beta 9 di FSD, il software che si affida interamente alla visione artificiale e alla rete neurale per gestire, sulla carta, qualsiasi situazione possa presentarsi sulle strade. Tuttavia, la rete neurale di Tesla deve essere ancora addestrata con i dati corrispondenti alle strade di molte nazioni, tra cui l’Ucraina, un mercato che non ha priorità per FSD visto che Tesla non ha ancora iniziato in questa nazione la commercializzazione delle sue auto elettriche.
Nonostante FSD risulti in mano a questa community di hacker da diverso tempo, sembra che Tesla sia venuta a conoscenza del furto del codice solo recentemente. La community sosterrebbe di non avere cattive intenzioni e che i suoi sforzi sono finalizzati esclusivamente alla massima diffusione possibile del software e alla sua sperimentazione. Tuttavia, secondo le fonti, alcune organizzazioni di hacker più aggressive sono entrate in contatto con questa community e abbiano proposto delle cifre considerevoli per entrare in possesso del codice trafugato.