Siamo connessi alla Rete delle Reti tutto il giorno, 24 ore su 24; accediamo al web ormai sempre più spesso (quasi esclusivamente) dai nostri telefoni cellulari; le nostre vite sono scandite a tal punto dai social network che almeno una metà della nostra esistenza si svolge lì, nel mondo digitale di amicizie, tag, likes e condivisioni.

Al giorno d’oggi è davvero facilissimo venire a sapere quasi tutto di quasi tutti, visto che quasi tutti ormai scrivono quasi tutto di loro sui social network (spesso senza neanche impostare limitazioni al pubblico che può leggere) e allora a nulla rileva che molte piattaforme abbiano adottato sempre più complessi sistemi di protezione: in sostanza, il più delle volte il principale pericolo per la nostra privacy siamo noi stessi.

Commettiamo errori, lasciamo porte (virtuali) spalancate, facciamo talvolta circolare in rete informazioni anche importantissime su di noi con estrema superficialità. E poi ancora usiamo password facilmente individuabili (anzi la mano chi, per pigrizia o semplicemente per paura di rischiare di dimenticare la pass, accede a ogni suo account mediante la propria data di nascita…), condividiamo con troppa fiducia dati essenziali con sconosciuti di cui non possiamo essere certi nemmeno dell’identità, e in generale riteniamo internet un mondo esclusivamente virtuale e che quindi, limitando le sue conseguenze al virtuale, non potrebbe mai farci “davvero” male.

Siamo ancora troppo poco smaliziati.

Scandagliare motori di ricerca per recuperare informazioni magari più sensibili, localizzare la provenienza geografica di un navigatore in rete, analizzare tutte le relazioni che si intessono nei social network, sfruttare funzionalità magari non molto conosciute di Facebook per indagini non convenzionali e soprattutto molto approfondite, controllare account WhatsApp e destreggiarsi con software-spia: grazie a tutto ciò e a molto altro, chiunque (anche con pessime intenzioni) può leggere la nostra vita come fosse un libro aperto.
Come si rimedia a questo rischio costante? Ce lo insegna Riccardo Meggiato, programmatore di videogames ed esperto di fama internazionale di digital forensics, di sistemi di intelligenza artificiale e sicurezza informatica, con questo suo “Spie nella Rete. Piccolo manuale delle indagini digitali” (Apogeo, 2017), autentico manuale di sopravvivenza nel web (la jungla più pericolosa di sempre): senza alcun bisogno di acquisire competenze da super esperto, il lettore apprende alcune delle più efficaci tecniche di spionaggio e soprattutto cosa è possibile fare per proteggere i propri dati e la propria identità digitale, che oggi ormai è quasi come proteggere la propria stessa vita.

Scorrevole e utilissimo, scritto con un linguaggio non troppo tecnico ma anzi sufficientemente alla portata di tutti, “Spie nella rete. Piccolo manuale delle indagini digitali” è una lettura estremamente piacevole ma anche un primo, fondamentale passo per tenere gli artigli dei nuovi “pirati” ben lontano da quei nostri dati e quelle nostre informazioni che oggi rappresentano il vero “tesoro” per chiunque sappia sfruttarli.

Twitter
Visit Us
LinkedIn
Share
YOUTUBE