Spiavano le persone direttamente nelle loro case, nelle stanze d’albergo, negli studi medici e negli spogliatoi delle palestre introducendosi attraverso il wifi nelle telecamere installate per la videosorveglianza.
Grazie a una complessa e articolata indagine chiamata “Rear Window”, la Polizia postale di Milano e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, è riuscita a disarticolare un vero e proprio “sistema” criminale finalizzato alla violazione, mediante intrusioni informatiche, di impianti di videosorveglianza installati per lo più presso private abitazioni.
L’inquietante fenomeno è stato scoperto grazie alla segnalazione di un cittadino e agli sviluppi dell’analisi forense compiuta sullo smartphone sequestrato a uno degli indagati nell’ambito di un altro procedimento penale, relativo a reati di altra natura.
Gli investigatori sono riusciti a individuare i componenti di due gruppi criminali, per uno dei quali si configura l’associazione per delinquere; gli indagati riuscivano a “introdursi” illegalmente violando la privacy di ignare persone con sofisticati sistemi informatici che permettevano loro di scandagliare la Rete alla ricerca di impianti di videosorveglianza connessi ad Internet. Una volta individuata la linea giusta, gli indagati effettuavano un attacco informatico che consentiva di scoprire le password degli NVR (videoregistratori digitali a cui vengono collegate le telecamere) e di accedere ai relativi impianti.
Il principale scopo degli indagati era quello di carpire immagini e video captati nei momenti di intimità delle persone e venderli su delle “vetrine” online create ad hoc. I luoghi virtuali scelti dagli indagati nella speranza di rimanere anonimi erano il social network “ВКонтакте” (“VKontakte”, abbreviato VK, conosciuto come la versione russa di Facebook) e Telegram.
In alcuni casi, le immagini facevano riferimento a telecamere installate presso alberghi, studi medici e spogliatoi di palestre e piscine.
Al termine delle perquisizioni, gli investigatori della Postale di Milano, Napoli e Catania hanno sequestrato 10 smartphone, 3 workstation, 5 PC portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di archiviazione complessiva di oltre 50 Terabyte. Sono stati inoltre sequestrati tutti gli account social usati dagli indagati e diverse migliaia di euro, anche in criptovaluta.
https://www.poliziadistato.it/articolo/1562a07daee240f806198499