I cambiamenti tecnologici in atto costituiscono una rivoluzione globale nella misura in cui aprono delle prospettive interamente nuove. Essi avranno delle ripercussioni sul comportamento degli individui, delle collettività, delle imprese e delle più diverse organizzazioni, e avranno un impatto crescente sulla sicurezza delle società e degli individui.
I paesi e le società civili si svilupperanno integrando o subendo le evoluzioni tecnologiche. Queste creano delle opportunità in tutti i campi della società, e potranno essere utilizzate per aumentare l’efficacia e la rapidità dei procedimenti. Tuttavia, le nuove tecnologie creeranno anche delle nuove sfide e delle nuove vulnerabilità. I paesi saranno minacciati in modo diverso e dovranno adattarsi al nuovo ambiente. Le nuove tecnologie avranno di conseguenza un’influenza diretta ed indiretta sulle sfide poste alle Forze Armate e quindi sulla loro evoluzione. Esse sostituiranno dei sistemi che sono attualmente cari e complicati. Se si combinano le opportunità nascenti con le nuove vulnerabilità che creeranno, si può prevedere che le evoluzioni tecnologiche in corso influenzeranno le relazioni fra gli Stati nel campo della sicurezza, in senso positivo e negativo. L’attuale discussione sull’introduzione delle nuove tecnologie si concentra soprattutto su due aspetti radicalmente opposti: da una parte le economie sostanziali che sembrano possibili a lungo termine e d’altra parte i costi importanti che potrebbero in partenza costituire un fattore limitante. Tanto più che si dovrà instaurare un nuovo sistema di governance e di controlli che comporterà anch’esso un costo. Gli aspetti legati alla sicurezza di questa evoluzione sono ancora troppo spesso assenti dal dibattito.
Lo scopo di questo articolo è di sensibilizzare sulle conseguenze di questa evoluzione e di mettere in evidenza l’impatto sulla sicurezza e sulle Forze Armate, in particolare per l’esercito svizzero, per mostrare a che punto le nuove tecnologie sono pertinenti per il suo sviluppo. In un futuro prevedibile, la maggior parte delle innovazioni tecnologiche in corso saranno integrate nel campo della difesa, indipendentemente dalla minaccia. È certo che saranno necessari degli investimenti importanti e quindi che si produrranno delle conseguenze non trascurabili sui bilanci militari.
Questo articolo non tratterà degli aspetti etici di questa evoluzione, ed in particolare della dimensione etica legata all’autonomia degli armamenti. Questa questione è trattata in un progetto specifico sulla dottrina militare dello Stato Maggiore dell’Esercito e sarà oggetto di una prossima pubblicazione1.
La quarta rivoluzione industriale, di cui parliamo in questo articolo, è costituita contemporaneamente dalla messa in rete della produzione e dei processi, e dallo sviluppo delle nuove tecnologie a supporto. Di fatto, essa consiste nell’introduzione delle tecnologie digitali in tutte le operazioni quotidiane e nell’intensificazione dell’interazione fra uomo e macchina. Le relazioni uomo-macchina, così come quelle macchina-macchina, muteranno e vedranno aumentare nelle macchine determinate qualità sensoriali, di mobilità e intelligenza, così come specifiche competenze decisionali.
In tutto il mondo, i cambiamenti tecnologici stanno facendo progressi: l’efficienza e l’efficacia dei sistemi sono migliorate, così come il coordinamento tra i sistemi e le azioni da essi gestiti. L’analisi integrata di un gran numero di dati deve permettere di operare in maniera più flessibile e soprattutto innovativa. L’informazione e le idee si diffondono rapidamente e su scala mondiale, senza che le persone abbiano bisogno di spostarsi. Ma questi non sono che alcuni esempi di applicazioni concrete generate dalle evoluzioni tecnologiche.
Se ci si basa sul fatto che nel 2015, l’85% delle macchine non erano ancora connesse e quasi l’80% dei dati non erano classificati e quindi non utilizzabili per generare del sapere, ci si rende conto del salto qualitativo che deve ancora avvenire.
Queste ultime si baseranno sulla moltiplicazione degli oggetti connessi e il conseguente aumento esponenziale del volume dei dati disponibili da trattare. Questo provocherà ripercussioni tali da far parlare di un cambiamento di paradigma, da cui la nozione di quarta rivoluzione industriale2.
L’evoluzione più significativa concerne il volume dei dati che saranno generati e scambiati e la presa di controllo da parte degli algoritmi. Nel 2020, rispetto al 2015, i dati generati dalle macchine saranno 15 volte di più, e quelli memorizzati 50 volte superiori. Se ci si basa sul fatto che, nel 2015, l’85% delle macchine non erano ancora connesse e quasi l’80% dei dati non erano classificati e quindi inutilizzabili per generare del sapere, ci si rende conto del salto qualitativo che deve ancora avvenire3.
L’intelligenza artificiale sarà sempre più necessaria se non altro per smistare la massa di dati generata. È preoccupante constatare come la questione della sicurezza non sia sufficientemente integrata in questa evoluzione, la quale implicherà necessariamente dei costi importanti, più elevati di quelli d’acquisto, quando si tratterà di aggiornare la sicurezza dei sistemi.
L’attrattiva della quarta rivoluzione industriale proviene dall’immenso potenziale di un presunto miglioramento in numerosi campi della nostra vita. Sarà quindi difficile frenare, o controllare lo sviluppo in questo campo, malgrado i rischi non ancora completamente valutati, come la possibilità per le macchine in futuro di sfuggire al controllo degli umani.
Già adesso è possibile dire che l’uso che viene fatto dei Big Data non è più sotto controllo e coloro che ne controllano una parte, in particolare il Cloud, possiedono un potere considerevole.
Ma ci sono anche altri rischi, molto più banali, che potrebbero provocare tensioni. La produzione dei sistemi legati alle nuove tecnologie richiede una gran quantità di materiali rari. Ci sarà quindi una competizione crescente per queste risorse. Inoltre, il funzionamento di questi sistemi richiede molta energia, il che ha delle conseguenze importanti e costose sullo sviluppo dell’infrastruttura energetica.
Potrebbe succedere che, a un certo punto, l’intelligenza artificiale prenda il sopravvento sull’intelligenza umana, soprattutto a causa della sua velocità d’evoluzione.
Più a lungo termine, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe avere delle conseguenze attualmente impreviste e imprevedibili. Potrebbe succedere che, a un certo punto, l’intelligenza artificiale prenda il sopravvento sull’intelligenza umana, soprattutto a
causa della sua velocità d’evoluzione. Questo argomento, studiato sotto l’etichetta della singolarità tecnologica, non è tuttavia affrontato in questo articolo.
Di quale evoluzione tecnologica si parla?
Si tratta di distinguere le tecnologie dalle loro applicazioni. Di seguito sono elencate le tecnologie attualmente prese in maggiore considerazione fra quelle associate alla quarta rivoluzione industriale. Sono soprattutto di stampo civile, ma hanno un impatto sulla sicurezza per il fatto che possono essere applicate alle Forze Armate, alla conduzione della guerra e in maniera più generale possono essere utilizzate per nuocere:
– Intelligenza Artificiale; - Internet of Things; - Robot di nuova generazione; - Big Data; - Biologia sintetica; - Sostanze nootropiche; - Stampe in 3D o 4D; - Calcolatori quantistici; - Tecnologie neuromorfiche; - Energie rinnovabili, prodotte in loco; - Nanotecnologie. Alcune di queste tecnologie sono già utilizzate nelle Forze Armate, mentre per altre deve essere ancora sviluppata una possibile applicazione. La combinazione di queste tecnologie può aprire nuovi orizzonti e mostrare possibili utilizzi al momento ancora ignoti. Klaus Schwab cita per esempio le possibilità di agire direttamente sul sistema nervoso dei combattenti4.
Per il momento la discussione sui nuovi equipaggiamenti utilizzabili sui campi di battaglia porta alle seguenti applicazioni:
– Droni; - Robot di combattimento; - Veicoli autonomi; - Armi autonome; - Armi nello spazio; - Esoscheletri e altri equipaggiamenti che servono a migliorare i risultati
dei combattenti; - Munizioni intelligenti; - Sostanze che permettono di migliorare l’efficacia dei combattenti; - Armi cibernetiche5; - Armi biologiche e chimiche6. È dunque importante seguire l’evoluzione di queste tecnologie e delle loro potenziali applicazioni al fine di dedurre quali sono suscettibili di essere utilizzate da un avversario e quali dovrebbero essere introdotte nell’armata svizzera o perlomeno dovrebbero essere prese in considerazione.
Soprattutto, occorrerà sviluppare adeguate contromisure, per proteggere i nostri soldati e la nostra popolazione in una duplice ottica: prima di tutto bisognerà riuscire a contenere e tenere sotto controllo la diffusione e la capacità di nuocere di queste nuove tecnologie, in particolare di quelle dual- use. In seconda battuta, ci si dovrà accertare che i nostri flussi decisionali e i processi per l’introduzione di nuovi materiali siano abbastanza rapidi e flessibili da permetterci di sviluppare e implementare le opzioni selezionate in maniera tempestiva quando dovesse rendersi necessario.
Secondo l’Agenzia Europea della Difesa, ci sono attualmente quattro fattori in rapida evoluzione di cui tenere conto nelle riflessioni sullo sviluppo tecnologico delle Forze Armate:
– La competizione globale per la superiorità tecnologica; - La nascita di nuovi campi convergenti di conoscenze e di tecnologie; - I cicli di innovazione sempre più rapidi; - L’importanza crescente degli investimenti privati sull’innovazione7. La combinazione di questi quattro fattori è già una realtà e costituisce il vero carattere rivoluzionario dell’evoluzione tecnologica.
La quarta rivoluzione industriale ed il suo impatto sulla sicurezza
La quarta rivoluzione industriale è come una moneta, a due facce. Da un lato, i progressi tecnologici aprono prospettive positive di sicurezza, maggiore inter-operabilità fra i sistemi, riduzione dei costi, migliore efficacia e rapidità. Questo porterà benefici sia ai settori civili sia a quelli militari e permetteranno una migliore preparazione per situazioni extra-ordinarie, con o senza l’impegno delle Forze Armate. Dall’altro, questi progressi tecnologici implicano anche una gamma molto larga di vulnerabilità e quindi di possibili turbative e manipolazioni. A questo si aggiunge il fatto che il rischio di errori umani a causa della crescente complessità è sempre più elevato. In effetti, la gestione di questi nuovi rischi necessita risorse e competenze spesso nuove e quindi implica un aumento significativo delle interdipendenze. Per le Forze Armate, questo significa una maggiore interdipendenza fra le componenti, ma anche e soprattutto verso l’esterno. Inoltre, la gestione dei nuovi rischi genera un onere pesante per gli utenti perché si tratta di prevenire incidenti che avrebbero gravi conseguenze per le società.
L’iper-connettività avvantaggia in questo modo gli attori non-governativi e aumenta le loro possibilità di azione, come anche il loro utilizzo quali intermediari.
Schwab parla di un’evoluzione che va verso quella che chiama l’iper- connettività8. A suo parere, questa iper-connettività accrescerà ancora le ineguaglianze nel mondo, e quindi le frazionerà ancora di più. Come è stato già dimostrato, questi fenomeni creano condizioni favorevoli per gli estremismi di ogni sorta e contribuiscono a rinforzare la minaccia contro gli Stati e le società. L’iper-connettività avvantaggia in questo modo gli attori non-governativi e aumenta le loro possibilità di azione, come anche il loro utilizzo quali intermediari. Allo stesso tempo, offre maggiori possibilità per compiere azioni criminali, atti di terrorismo o di ricatto, anche ad attori che posseggono risorse limitate. Si tratta qui più di un’evoluzione già in corso, che può tuttavia arrivare a delle conseguenze ben più minacciose di quelle attualmente note.
L’ampio utilizzo dei social media per diffondere propaganda che scredita le istituzioni statali può provocare significativi disordini sociali, e tuttavia si tratta di un’arma a doppio taglio che può essere utilizzata allo stesso modo dai governi.
Numerosi rischi legati all’evoluzione tecnologica possono rimettere in discussione il funzionamento delle società, e costituiscono quindi minacce esistenziali. Il loro potenziale distruttivo è molto alto e genera una sensazione di vulnerabilità. I rischi sono spesso collegati alla memorizzazione dei dati ed ai controlli necessari che ne derivano. I dubbi riguardano cosa viene fatto con i dati accumulati, quali siano le possibilità che vengano utilizzati in maniera illecita o disonesta, aumentando la quantità di informazioni diffuse in rete. Inoltre, non è sempre semplice definire quali fondamenti giuridici si applichino, soprattutto quando non si sa nemmeno precisamente dove si trovino i dati raccolti (cloud), a chi essi appartengano, chi può consultarli, utilizzarli o modificarli e soprattutto quando le connessioni fra di essi sono poco chiare. Bisogna prevedere la possibilità di correggere o eliminare le informazioni incorrette e prevenire in tutti i modi possibili un uso fraudolento. Tante questioni essenziali che al momento non sono ancora regolamentate. E quando si sa che la gestione dei database e lo sviluppo dei programmi per farlo sono già automatizzati e si basano sull’intelligenza artificiale9, si comprende appieno quale sia la posta in gioco riguardo i Big Data.
Inoltre, non è sempre semplice definire quali fondamenti giuridici si applichino, soprattutto quando non si sa nemmeno precisamente dove si trovino i dati raccolti (cloud), a chi essi appartengano, chi può consultarli, utilizzarli o modificarli e soprattutto quando le connessioni fra di essi sono poco chiare.
Gli studiosi si stanno al momento concentrando su tre principali categorie di rischio10. In primo luogo tutti i rischi legati ad una programmazione incompleta delle macchine e che spingerebbero i robot dotati di un’intelligenza artificiale a non svolgere correttamente la missione inizialmente prevista. Avremmo a che fare in questo caso con degli effetti collaterali negativi. In secondo luogo, i robot potrebbero eseguire la loro missione fino ad un punto che non era stato previsto. Questi effetti di saturazione porterebbero con sé comportamenti potenzialmente pericolosi. Infine, l’intelligenza artificiale implica una certa autonomia delle macchine, che potrebbero andare al di là di ciò che era stato pensato, anche stavolta con effetti negativi. Queste derive dell’autonomia costituiscono senza dubbio il pericolo maggiore per delle macchine che hanno una capacità di apprendimento autonomo.
La prossima sfida consiste nella selezione e verifica delle informazioni. Già oggi, possono essere create intenzionalmente e distribuite molto rapidamente su larga scala quelle note come fake news, spingendo a comportamenti irrazionali. Diventa sempre più facile manipolare le folle e alimentare proteste da parte di manifestanti persuasi della loro buona fede.
Queste derive dell’autonomia costituiscono senza dubbio il pericolo maggiore per delle macchine che hanno una capacità di apprendimento autonomo.
È sempre più alto il rischio che la sicurezza dell’individuo venga rimessa in questione dall’impossibilità di accesso a servizi essenziali per tutto ciò che è ancora considerato superfluo ma che è in realtà vitale. Interventi di manipolazione sui sistemi di distribuzione dell’acqua, dell’elettricità o degli idrocarburi, possono creare rapidamente delle situazioni di pericolo. L’interruzione delle comunicazioni, dell’approvvigionamento di cibo, della rete sanitaria o del traffico aereo, stradale o ferroviario può mettere in pericolo il funzionamento di intere società.
L’evoluzione tecnologica comporta ancora altri rischi che possono essere sfruttati per nuocere e sono per questo significativi da un punto di vista militare. La veloce evoluzione degli hardware e dei software dà vita a una potenziale vulnerabilità legata alla necessità di mantenerli sempre aggiornati, pena una rapida obsolescenza, e questo naturalmente alimenta la dipendenza dei consumatori dai fornitori.
Un’altra vulnerabilità proviene dalla complessità crescente delle reti e dall’impossibilità di proteggerle completamente, in particolare dall’hacking. Questa quasi-impossibilità spinge sempre più organizzazioni, governative e non, a operare su reti chiuse11.
Riassumendo, le aziende dovranno gestire i rischi derivanti dalle evoluzioni tecnologiche al fine di garantire la loro sicurezza ed in particolare la pace sociale. È difficile prevedere le conseguenze di una automatizzazione ad oltranza e la perdita dei posti di lavoro per gli umani che ne possono derivare.
Implicazioni sulla difesa e le Forze Armate
L’utilizzazione crescente da parte delle Forze Armate delle tecnologie di punta non costituisce in sé una cosa nuova. La nozione di guerra in rete (network centric warfare/network enabled operations) è già parte del panorama mentale delle Forze Armate nella maggior parte dei paesi, a diversi livelli, da numerosi anni. Inizialmente, l’obiettivo era quello di collegare fra loro le diverse componenti delle Forze e di mettere a disposizione dei militari collegamenti rapidi e molteplici con differenti tipi di sensori (droni, satelliti, ecc).
Poiché il settore della difesa non è più lo stimolo principale delle evoluzioni tecnologiche, esso dovrà adattarsi alle innovazioni provenienti dall’industria civile.
Le evoluzioni in corso richiederanno un adeguamento da parte delle Forze Armate, perché siano in grado di far fronte a possibili sorprese strategiche. Poiché il settore della difesa non è più lo stimolo principale delle evoluzioni tecnologiche, esso dovrà adattarsi alle innovazioni provenienti dall’industria civile. Tale adattamento riguarderà il core della capacità di difesa, e non costituirà più semplicemente un’evoluzione di quanto in essere. In questo modo, verrà superato l’attuale modello C4ISTAR, e sarà il controllo dell’informazione a stabilire e consentire di conservare la superiorità operazionale12.
La capacità di scegliere e di decidere meglio e più rapidamente dell’avversario, non cadendo vittime di false informazioni e manipolazioni di sistemi, è dunque centrale.
La superiorità nell’ambito dell’informazione deve permettere di assicurare alcuni vantaggi sul campo, quali la capacità di sorprendere l’avversario, la disponibilità e l’adeguatezza dei mezzi, la rapidità dell’azione o la flessibilità della reazione. Essere in grado di effettuare la scelta migliore fra diverse opzioni, e di concentrare i mezzi nel momento e nel luogo corretti, resteranno fattori operativi decisivi. La capacità di scegliere e di decidere meglio e più rapidamente dell’avversario, non cadendo vittime di false informazioni e manipolazioni di sistemi, è dunque centrale. Sono in via di sviluppo e presto saranno introdotti nelle Forze Armate, nuovi sistemi capaci di connettere i sensori, i centri decisionali e di controllo, e quelli di automazione degli armamenti. Inoltre, saranno connessi anche i sistemi che permettono una valutazione costante della situazione al fine di migliorarne l’esecuzione. Tuttavia, anche se le reazioni sono più rapide e più precise, l’automatizzazione della decisione in campo militare ed il fatto che delle macchine possano essere programmate per combattere in maniera autonoma rimangono temi sensibili, soprattutto per le evidenti implicazioni etiche.
Sempre più, le innovazioni derivate dalla ricerca civile si ripercuotono nell’ambito militare con i loro rischi e le loro nuove vulnerabilità. C’è
quindi un’inversione completa con il passato, a causa dei costi della ricerca, dello sviluppo, della produzione e della gestione. Tuttavia, le tecnologie riprese nel campo militare sono in linea di principio adattate per aumentare la loro sicurezza, oltre alla loro affidabilità e resistenza.
Dal punto di vista militare, molti aspetti devono essere presi in considerazionein modo prioritario. L’evoluzione delle tecnologie permetterà un maggiore utilizzo, sia quantitativamente che qualitativamente, di nuove dimensioni, in particolare lo spazio e le profondità marittime. Poi, l’analisi di più informazioni in tempi più rapidi creerà un vantaggio permettendo di modificare in corsa le azioni tattiche e la conduzione delle operazioni inter-forze. Ci sarà anche un miglioramento sensibile della comprensione del campo di battaglia (battle space awareness), che sarà basato su una maggiore trasparenza, malgrado le contro-misure che saranno immancabilmente sviluppate. I sistemi saranno in grado di riconoscere più facilmente posizioni, dispositivi e spostamenti di truppe. Saranno, infine, migliorati il sostegno e il coordinamento, le munizioni diventeranno più intelligenti, con meno danni collaterali. Ciò sarà particolarmente vantaggioso nelle aree urbane e nell’utilizzo di una strategia ibrida, dove civili e combattenti saranno mescolati fra loro e quindi difficili da distinguere.
Però ci saranno anche delle conseguenze negative. Un avversario avrà più possibilità di influenzare e disturbare la condotta militare dell’altro, a tutti i livelli. Potrà agire sui suoi sensori, che sono sempre più numerosi, sulle sue reti di comunicazione, come anche sui sistemi di guida o sui fornitori esterni da cui dipendono sempre più le Forze Armate. L’avversario potrebbe riuscire ad accedere alle informazioni-chiave e di modificarle al fine di creare una falsa immagine della situazione. La protezione adeguata dei sistemi costituirà dunque un’assoluta necessità, con la consapevolezza che basta un solo errore di utilizzo ad aprire un varco all’avversario. Per rinforzare questa protezione, sarà inevitabile ricorrere alle tecnologie di verifica (crosscheck) basate sull’intelligenza artificiale. A causa della complessità dei loro sistemi, che collegheranno numerose attrezzature ed implicheranno numerosi programmi, con connessioni e punti di accesso multipli, le applicazioni militari saranno particolarmente vulnerabili ai più svariati malfunzionamenti ed interruzioni.
L’introduzione di nuove tecnologie diventa necessaria e addirittura inevitabile poiché la quantità di informazioni disponibili per prendere una decisione giusta è aumentata in maniera esponenziale. L’uso di strategie ibride crea anche un maggiore bisogno di informazioni, poiché diventa più difficile sapere ciò che accade. È necessariaun’immagine più accurata del campo di battaglia per identificare continuamente le nuove esigenze di informazione. La domanda che si pone è se tutte le informazioni disponibili potranno essere analizzate nei tempi necessari, e se le informazioni rilevanti potranno essere identificate all’interno di un cloud formato da un numero quasi infinito di dati. Il rischio di perdersi nei dettagli è molto elevato, come quello di non essere più in grado di distinguere le informazioni e di ricorrere ad un’automatizzazione della separazione dei dati che potrebbe essere fallace.
L’introduzione di nuove tecnologie diventa necessaria e addirittura inevitabile poiché la quantità di informazioni disponibili per prendere una decisione giusta è aumentata in maniera esponenziale.
La digitalizzazione avrà un impatto maggiore su tutte le fasi del ciclo OODA (osservare, orientare, decidere, agire13), poiché le nuove tecnologie sono trasversali a ciascuna delle fasi14. In particolare, l’osservazione sarà fatta integrando ancor più dati, l’orientamento sarà basato sulla simulazione, la decisione sui numerosi strumenti a supporto e l’azione su quanto raccolto fino a quel momento. Inoltre, le conseguenze del miglioramento della comunicazione, dello scambio e del trattamento di informazioni arriveranno fino alle linee di approvvigionamento.
La“biosfera”, cioè ciò che succede all’interno dei corpi dei combattenti, diventerà sempre più uno spazio da prendere in considerazione nel contesto militare.
Le nuove tecnologie non si applicheranno solamente alle macchine, ma anche ai soldati, che potrebbero vedere le proprie capacità di combattimento migliorate da misure tecniche e chimiche. I progressi biologici permetteranno una migliore resistenza al dolore, alla paura e allo stress. La “biosfera”, ovvero ciò che succede all’interno dei corpi dei combattenti, diventerà sempre più uno spazio da prendere in considerazione nel contesto militare.
L’introduzione di robot nelle Forze Armate, come anche in campi non-militari, deve prima di tutto liberare i soldati dai compiti pericolosi, sporchi e ripetitivi15, là dove le necessità di controllo e comando sono limitate, se non assenti. Certo, i robot hanno il vantaggio di non essere sensibili alla fatica, garantiscono una migliore precisione e hanno più forza degli umani, ma hanno anche bisogno di tecnici per la loro manutenzione e hanno dei limiti quando si tratta di reagire di fronte ai cambiamenti, che in fase di combattimento può risultare estremamente limitativo. Di conseguenza, i robot offrono delle ottime prospettive soprattutto nel campo della logistica, (in particolare per la manutenzione) e dei trasporti. Tuttavia, possono essere contemplati altri utilizzi per dei mini-droni o dei robot di piccole dimensioni, come ad esempio per missioni di sabotaggio. Il vantaggio è che sarà possibile lanciare l’operazione affidandola ai robot o droni e le macchine potranno compierla in maniera autonoma e senza necessità di una guida. Certamente, questo genere di azioni può fallire a causa della fragilità delle macchine ed in particolare dei loro sensori, macchine da presa, microfoni, GPS, ecc. , o anche dei loro motori.
Le innovazioni tecnologiche permettono di migliorare contemporaneamente i procedimenti da seguire, le performance dei soldati e degli armamenti.
Queste riflessioni mostrano che esistono chiaramente due campi ben diversi interessati dall’introduzione delle nuove tecnologie nelle Forze Armate. In primo luogo, certe tecnologie permettono di migliorare le prestazioni di base e la sistemazione della disponibilità di base, automatizzando numerose funzioni. I sensori permettono di effettuare delle manutenzioni solamente quando queste ultime sono veramente necessarie. In secondo luogo, c’è il livello della vera e propria conduzione delle operazioni, giù giù fino al soldato semplice. Le innovazioni tecnologiche permettono di migliorare contemporaneamente il procedimento da seguire, l’efficienza dei soldati e degli armamenti. Dei sensori indossati dai soldati permetteranno di identificare in tempo reale le misure da prendere per garantire la massima efficacia nel combattimento e daranno delle indicazioni che costituiranno un fattore nuovo ed importante nelle decisioni. Le nuove tecnologie si dimostrano così adatte sia a supportare la gestione di numerosi siti, strumenti o macchine, sia quando si tratta di coordinare processi a diversi livelli.
A causa della sua promettente potenzialità di miglioramento, l’intelligenza artificiale sarà certamente utilizzata in maniera crescente nelle Forze Armate. Questo sviluppo si farà in funzione di cinque fattori che giocheranno tutti un ruolo-chiave:
– la rapidità del lavoro delle macchine in tutti i campi, quali l’analisi dei dati, l’allerta,la difesa nel cyber-spazio, o, ad esempio, la guerra elettronica;
– la complementarietà crescente fra l’uomo e la macchina, in particolare nel processo decisionale;
– il miglioramento delle capacità dei soldati di analizzare l’ambiente circostante e di reagire in modo adeguato;
– l’impegno combinato di uomini e macchine per aumentare l’efficienza;
– l’assunzione di sistemi di armi autonome, che saranno resistenti agli attacchi cyber ed elettronici16.
Questo dimostra ancora una volta che la maggior parte delle nuove tecnologie avranno un ruolo centrale sia nelle Forze Armate sia in campo civile. La problematica del doppio impiego, legata a quella della proliferazione, avrà delle implicazioni importanti nel campo della sicurezza. Una sempre maggiore quantità di rilevatori e sensori richiederà la creazione di sistemi atti a unificare e organizzare questa moltitudine di dati, che a loro volta aumenteranno la necessità di protezione a vari livelli. Particolarmente sfidante sarà anche garantire la facilità di utilizzazione.
Impatto sulla dottrina ed il campo di battaglia
Appare evidente dunque che l’evoluzione tecnologica avrà delle conseguenze sulla natura dei conflitti e genererà una metamorfosi più o meno rapida del campo di battaglia. È tuttavia ancora difficile prevedere esattamente come e fino a che punto le nuove tecnologie cambieranno la maniera in cui i paesi condurranno le loro operazioni e quale sarà il loro impatto sulle guerre. In particolare, sarà sempre più difficile fare chiaramente una distinzione fra lo stato di pace e lo stato di guerra. Allo stesso modo, nei conflitti futuri sarà molto complesso distinguere fra combattenti e non- combattenti17. In futuro, infatti, le guerre saranno sempre più caratterizzate da una combinazione di azioni su scala locale e globale in tutte le diverse sfere di operazione. Saranno in pratica un insieme di azioni militari e/o terroristiche su una piccolissima scala con delle campagne di grande levatura, il tutto sostenuto da una propaganda trasversale. I conflitti saranno caratterizzati da una combinazione di ogni sorta di azione partendo da quelle di guerra classica fino a quelle meno convenzionali. I social network avranno un ruolo sempre maggiore, sia nel campo della propaganda e della disinformazione, sia in quello del reclutamento. Il potenziale esatto delle nuove tecnologie non si presta all’ottimismo poiché le nuove armi saranno più facili da acquistare e maggiormente dannose.
…la distinzione fra combattenti e non-combattenti sarà una sfida maggiore dei conflitti futuri
L’evoluzione delle tecnologie mira a diminuire le incertezze del campo di battaglia. Tuttavia, e malgrado lo sviluppo esponenziale della massa di informazioni disponibili a tutti i livelli, è poco probabile che l’effetto sorpresa sparisca dal campo di battaglia. Ci saranno dei limiti alle capacità di anticipare le decisioni dell’avversario, malgrado i mezzi di supporto sempre più efficienti. Le evoluzioni tecnologiche aumenteranno anche le capacità di sorprendere l’avversario18, principalmente grazie alle possibilità di indurlo in errore. Così, nel campo dell’informazione, le nuove tecnologie consentiranno infatti nuovi modi per diffondere false informazioni relative alle intenzioni sulle future operazioni. Le nuove tecnologie aumenteranno la capacità di evitare la sorpresa e l’attitudine a sorprendere.
Un’altra conseguenza dell’evoluzione tecnologica sarà l’immediata disponibilità di maggiori informazioni fino all’ultimo soldato. Per esempio, sarà possibile introdurre dei droni che trasmetteranno immagini direttamente al soldato per fornire un’immagine precisa dell’ambiente circostante. Allo stesso modo, dei sensori sugli uomini e le macchine permetteranno di avere un’immagine dello stato fisico dei combattenti e delle necessità di manutenzione dei sistemi. In particolare per questi ultimi, queste indicazioni permetteranno di migliorare in modo sostanziale la loro funzionalità. Questo potrebbe rivelarsi essenziale per esempio sugli aerei da combattimento19.
Delle questioni fondamentali si pongono in questo contesto a proposito del futuro ruolo del soldato, che nel corso di questa evoluzione potrebbe perdere la sua autonomia, insieme alla libertà di decisione sul come affrontare una data situazione.
Per quanto riguarda le formazioni, l’evoluzione nel campo militare potrebbe rimettere in discussione la Auftragstaktik – che lascia margine di libertà e scelta al soldato – e favorire una condotta più rigida nel senso della Befehlstaktik – che invece accentra il potere decisionale nei superiori in grado.
Ma, d’altro canto, se si considera la quantità di informazioni rese disponibili dalle nuove tecnologie e la facilità con cui è possibile diffonderne di false, appare evidente che il soldato dovrà conservare una facoltà di analisi e di decisioni proprie. Potrebbe anche darsi che si ponga la questione della fiducia che potranno riporre i capi militari ed i soldati nei sistemi che dovrebbero aiutarli. Così sarà necessario impegnare le nuove tecnologie per supportare i militari e non per sostituirli20: i sistemi automatizzati saranno semplice sostegno alle capacità analitiche del soldato, che rimarrà l’elemento centrale che interagisce con l’ambiente in cui si trova e gli attori presenti in questo quadro. Le qualità di analisi degli individui resteranno essenziali nell’ottica di garantire la resilienza di un sistema che sarà capace di adattarsi meglio all’evoluzione del combattimento.
Ma anche la natura stessa della condotta del combattimento sarà influenzata dagli sviluppi tecnologici. Si porrà la questione di sapere fino a che punto si potrà lasciare condurre il combattimento in maniera autonoma da robot o altre armi intelligenti artificiali, cioè senza che le azioni siano dirette dall’essere umano. Fin dove si può delegare la decisione di aprire il fuoco? Questi aspetti etici riguardano in primo luogo la decisione di colpire senza intervento umano, ma devono essere tenuti in considerazione anche altri aspetti, come ad esempio le misure che potrebbero prendere le macchine per assicurare la propria sopravvivenza.
La predominanza del settore civile nello sviluppo delle nuove tecnologie ha analogamente delle conseguenze. Il mercato civile, che è orientato unicamente sul profitto, progredisce in fretta e in fretta appaiono nuove possibilità. L’approccio delle Forze Armate non può modificarsi così rapidamente, né costantemente adattarsi a causa di una novità tecnologica. Bisognerà dunque ridefinire ciò che deve contenere una dottrina militare, come essa può modificarsi e soprattutto identificare le evoluzioni significative. La conseguenza sarà uno scarto crescente fra le possibilità tecnologiche esistenti ed i sistemi in uso nelle Forze Armate.
Le qualità di analisi degli individui resteranno essenziali nell’ottica di garantire la resilienza di un sistema che sarà capace di adattarsi meglio all’evoluzione del combattimento.
Globalmente, le nuove tecnologie genereranno nuovi rischi per le Forze Armate, che possono essere classificati in sei gruppi distinti:
- In primo luogo, gli sforzi per ridurre costantemente la lunghezza del ciclo decisionale e aumentare il volume delle informazioni analizzate provoca un incremento del numero delle interazioni lungo tutta la catena di comando e aumenta dunque la possibilità di errore.
- In seconda battuta, il vantaggio di poter reagire rapidamente al mutare della situazione implica però il rischio che i livelli più alti vengano coinvolti direttamente nelle decisioni di livello tattico.
- Le capacità dei sistemi susciteranno aspettative sempre più elevate da parte dei soggetti decisionali, il che può comportare paralisi sistemiche per parecchie ragioni. Prima di tutto, nel caso in cui nessuna decisione venga presa poiché si aspettano sempre delle informazioni complementari; poi, se nessuno decide, rimanendo in attesa di istruzioni. Infine, nel caso in cui i sistemi diano delle indicazioni giudicate insufficienti.
- I sistemi di trasmissione dati si indeboliscono a causa dei volumi da trasmettere, il che genera interruzioni e un rallentamento generalizzato dei cicli di decisione.
- Le informazioni corrette non possono più essere identificate nella mole dei dati a disposizione.
- L’aumento del volume dei dati e delle informazioni disponibili, aggiunti alla moltiplicazione degli interventi di parti in causa sempre più numerose, può facilmente generare il caos.
La possibilità di vedere paesi o attori affrontarsi su un campo di battaglia unicamente attraverso l’intermediario di robot è qualche volta evocata da alcuni autori21. Tuttavia, esistono molte ragioni per essere cauti in tal senso. In primo luogo è difficile, nella maggior parte dei Paesi ed in particolare in Europa, immaginare larghe zone non abitate e nelle quali potrebbero svolgersi delle guerre fra robot. In seguito, anche in caso di battaglie in zone disabitate, dei combattimenti fra robot o altre macchine avranno certamente delle conseguenze per la popolazione in caso di distruzione o di danni provocati alle infrastrutture critiche.
Il cyber-spazio come campo di battaglia particolare
La necessità di trattare specificatamente del cyber- spazio deriva dal fatto che una guerra in questo ambito è spesso considerata come la minaccia principale legata allo sviluppo tecnologico in atto. La cyber-guerra e le cyber-vulnerabilità sono spesso evocate quando si parla di nuove tecnologie e del loro impatto sulla sicurezza. Settori interi della società possono essere paralizzati o messi fuori servizio attraverso delle azioni in campo cyber. Ciò è dovuto in parte al fatto che le conseguenze di attacchi cyber sono difficili da valutare, e possono persino rivoltarsi contro l’aggressore. La rilevanza di questo tema è stata dimostrata ripetutamente durante l’ultimo decennio. Alcuni governi e ministeri sono stati presi di mira direttamente, così come compagnie private di importanza vitale e strategica per il proprio paese. Sono aumentati sempre più gli attacchi nel cyberspazio, anche fra Stati. I rapporti di forza generano la creazione di frontiere erette come misura di protezione. La dimensione umana e politica rimane tuttavia essenziale nel cyberspazio poiché, al di là degli aspetti tecnici, c’è una reale giustapposizione fra strategie ed interessi che mirano a scopi concreti, dunque non più né virtuali né immateriali. Parecchi Stati, come la Cina e la Russia, cercano di imporre il loro controllo anche nel cyber-spazio e non si vergognano di utilizzarlo per il loro profitto. Quest’ultimo è diventato un campo di battaglia come il suolo, l’aria, il mare, lo spazio22, con un potenziale che diventa sempre più evidente.
Riferendosi alla definizione di cyber-spazio come di uno spazio costituito da 3 strati distinti23, si possono mettere in evidenza i differenti tipi di azione ostile possibili in ciascuno.
(1) Nello strato fisico, si possono considerare degli attacchi contro infrastrutture, equipaggiamenti, armamenti o reti. Èinteressante notare che, in questo strato, è particolarmente evidenteil legame fra cyber-spazio e gli altri. Un raid aereo può per esempio distruggere edifici che accolgono dei server e così bloccare l’operatività nel cyber-spazio. L’isolamento del cyber-spazio come un campo di battaglia particolare è dunque del tutto relativo. (2) Nello strato software gli attacchi si svolgono spesso attraverso l’introduzione di malware, che permettono di distruggere i sistemi ed i software dell’avversario, renderli inoperanti o prenderne il controllo. Infine, (3), nello strato cognitivo, un avversario punterà all’appropriazione o modifica dei dati accumulati o trasmessi, al fine di spingere l’avversario a prendere decisioni sbagliate. Si nota qui la quantità di azioni possibili contro le Forze Armate nel cyber-spazio e le numerose vulnerabilità che devono essere controllate. È molto difficile fissare delle priorità univoche: le possibili conseguenze nei tre strati potrebbero rivelarsi fatali per il sistema globale e praticamente tutte le azioni si configurano come indispensabili per la sicurezza militare.
Il cyber-spazio deve essere considerato come un teatro di operazioni completo, anche se spesso è utilizzato in parallelo con altri ambienti. Bisogna essere coscienti che il cyber-spazio, a causa delle possibilità che offre e dei disastri che può generare, può essere utilizzato in maniera esclusiva, anche se i benefici delle azioni si situano in altri ambiti, come l’economia. Non stupisce dunque che vengano poste delle domande in rapporto alla natura dei conflitti ed al limite a partire dal quale un Paese può sentirsi attaccato ed in posizione legittima di difendersi se è vittima di attacchi cyber. La minaccia all’economia di un Paese può in effetti essere considerata sempre più come un’aggressione bellica, a causa delle conseguenze spesso potenzialmente molto simili a quelle di un conflitto classico. La crescita della connettività che mette sempre più oggetti in rete non fa che rinforzare questo rischio. Il dominio degli Stati Uniti in questo spazio, e la sorveglianza che possono esercitare, spinge sempre più Stati a voler disporre di proprie infrastrutture al fine di poterle controllare, filtrare e all’occorrenza bloccare.
Il cyber-spazio deve essere considerato come un teatro d’operazione completo, anche se spesso è utilizzato in parallelo con altri ambienti.
Altri attacchi sono più chiaramente identificabili. È il caso di quando interferiscono con ambiti civili, al punto di minacciare il corretto funzionamento della società. Le reti in continua crescita nelle società moderne diventano sia obiettivi sia vettori di attacchi. Infine, come nel caso di un attacco convenzionale, è la sicurezza della popolazione che viene messa in pericolo. Una guerra nel cyber-spazio può così portare alla vittoria attaccando le infrastrutture civili critiche nei campi dell’approvvigionamento energetico (acqua, gas, elettricità), della salute, del traffico stradale, ferroviario e aereo, e di beni in generale. È quindi prevedibile che certi paesi reagiranno a degli attacchi cyber, laddove l’aggressore può essere identificato, attraverso le azioni militari convenzionali. Durante dei conflitti aperti, le armi cyber sono utili, nella misura in cui permettono di disturbare o manipolare i sensori, le comunicazioni e quindi il processo decisionale.
...ricordiamo ancora che ilcyber-spazio è lo spazio d’elezione per l’utilizzodell’intelligenza artificiale, poiché da sola essa può gestire a suo vantaggio la moledi informazioni che vi si trovano ed utilizzare l’immensa rete costituita da internet.
In tutti i casi, per un aggressore il vantaggio principale di utilizzare il cyber-spazio viene dalla difficoltà per il suo avversario di riconoscere che è attaccato e di identificare l’autore dell’attacco. Un aggressore può così essere non soltanto uno Stato o un gruppo armato, ma anche un pirata isolato, un gruppo terrorista con mezzi limitati, una micro-cellula di attivisti di ogni genere, o ancora dei gruppi criminali motivati unicamente dal guadagno. Può agire ovunque ed istantaneamente. Di fatto il cyber-spazio permette ad ogni individuo che per una ragione o un’altra è in disaccordo con uno Stato di combatterlo e di causare dei danni importanti. La flessibilità del cyber-spazio permette ad ogni attore o ad ogni utente di costruire “il suo spazio in funzione della sua utilizzazione, delle sue rappresentazioni, dei suoi interessi”.24 È molto difficile riconoscere un atto di guerra che mira a nuocere ad un paese e alla sua popolazione e a distinguerlo da un atto criminale.
In conclusione, ricordiamo ancora che il cyber-spazio è lo spazio d’elezione per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, poiché da sola essa può gestire a suo vantaggio la massa di informazioni che vi si trovano ed utilizzare l’immensa rete costituita da internet.
Conclusioni e conseguenze
L’introduzione delle nuove tecnologie, che globalmente costituisce la quarta rivoluzione industriale, implica anche dei rischi e delle opportunità, sia per il campo civile sia per quello militare. Il ruolo e l’equipaggiamento delle Forze Armate, oltre che la diversità degli strumenti nel senso più ampio, devono evolvere. Il volume dei dati scambiati e da analizzare (“info-obesità”25) al fine di dedurne un sapere utilizzabile potrebbe costituire un limite allo sviluppo e all’introduzione delle nuove tecnologie in generale, e in seno alle Forze Armate in particolare. La manutenzione potrebbe creare dei limiti, anche se potrebbe essere anch’essa almeno in parte automatizzata.
Dei paesi che non sono super-potenze o che non sono membri di alleanze militari, come la Svizzera, non avranno le risorse per seguire continuamente il ritmo delle evoluzioni tecnologiche ed introdurre dei sistemi complessi nelle loro Forze Armate.
I costi costituiscono senza dubbio il limite più importante. Pochi paesi potranno finanziare delle Forze Armate che dispongano di tutti questi nuovi sistemi.26 Dei paesi che non sono superpotenze o che non sono membri di alleanze militari, come la Svizzera, non avranno le risorse per seguire continuamente il ritmo delle evoluzioni tecnologiche ed introdurre dei sistemi complessi nelle loro Forze Armate. La loro dipendenza dalla ricerca e dal sostegno del settore privato andrà aumentando piuttosto che diminuire. Queste limitazioni non cesseranno di esistere, anche se l’Internet of Things ridurrà almeno in parte i costi in numerosi campi, e migliorerà l’efficacia dei mezzi impegnati, sia nelle missioni di sostegno sia in quelle di combattimento. La protezione dei sistemi ed il bisogno di specialisti genereranno costi importanti, ciò che potrebbe portare a un gioco a somma zero, in cui i guadagni in efficacia e la riduzione del numero dei sistemi potrebbero essere controbilanciati dall’aumento dei costi dei materiali e del personale.
L’importanza del ruolo dell’essere umano, e quindi la necessità di mantenerne inparte l’intervento, è un tema centrale e determinante.
L’impatto della crescente messa in rete delle macchine, soprattutto se queste ultime dispongono di una certa autonomia, rimane per il momento difficile da valutare. L’importanza del ruolo dell’essere umano, e quindi della necessità di mantenere in parte l’intervento umano, è un tema centrale e determinante. Parecchi autori concordano sul fatto che l’intervento ed il lavoro umano continueranno ad avere tutta la loro importanza, anche nel campo della raccolta dei dati e del loro caricamento nei sistemi.27 Non potrà essere tutto automatizzato. Si tratterà di definire degli spazi specifici nei quali le macchine possono agire in maniera autonoma, ed altri in cui l’intervento dell’essere umano rimane indispensabile. Si porrà senza dubbio la questione di sapere se è opportuno dare alle macchine il potere di correggere certe decisioni degli esseri umani quando esse giudicheranno che si tratta di un errore. In questo caso, la macchina prenderà in qualche sorta il controllo totale dell’azione.28
Nondimeno, la capacità della difesa di integrare e controllare lo sviluppo delle nuove tecnologie sarà la chiave della sicurezza nel futuro. Questo sviluppo, come con gli antichi sistemi d’armi meno sofisticati, si dipanerà così su due assi opposti: le nuove tecnologie saranno utilizzate da un lato per migliorare l’efficacia e dall’altro per migliorare la protezione. La capacità di distruggere e la capacità di sopravvivere conserveranno le loro importanze rispettive ed il progresso tenderà a metterle in una situazione di parità. Le nuove tecnologie trarranno vantaggio dagli sforzi militari, che le renderanno più affidabili e più resistenti.
La dimensione umana rimarrà quindi una posta in gioco essenziale, anche per la Svizzera. Ci vorranno sempre più specialisti per gestire e manutenere le macchine, anche se queste ultime avranno un grado elevato di autonomia. Sarà anche necessario un numero maggiore di persone capaci di interpretare i dati. Nel caso di una milizia come l’armata svizzera, si pone la questione di sapere se si potrà trovare il numero necessario di specialisti civili soggetti al servizio militare, se si avrà la capacità di formarli secondo necessità o se si dovrà procedere ad una professionalizzazione del settore.
Alla fine, si porrà la questione dell’importanza dell’intuizione nel processo decisionale. Essa non potrà essere sostituita da processi automatizzati, anche se l’intelligenza artificiale avrà la capacità di apprendere dalle esperienze passate.