I profili giuridici del Cyberspazio
“Il cyberspazio è un ambiente in cui gli esseri umani e le loro organizzazioni utilizzano le tecnologie per agire e produrre effetti rilevanti sia al suo interno sia nell’ambito di altri domini. In questo contesto, per poter affrontare il tema della dimensione giuspubblicistica della sicurezza, occorre domandarsi che cosa si intenda oggi per rete sicura, in che modo il “Leviatano” riesca ancora a svolgere il suo ruolo in un mondo senza confini, in che senso il diritto possa regolare l’azione dei privati e i compiti delle istituzioni pubbliche”. Questa nota dell’editore restituisce molto bene la profondità e il senso della raccolta di saggi curata da Riccardo Ursi, Professore ordinario di diritto amministrativo dell’Università di Palermo.
Riportiamo alcuni passaggi del saggio introduttivo di Ursi, che meritano attenzione per il crocevia di tematiche che affronta. La sicurezza informatica come funzione pubblica è il perno della trattazione, che grazie all’apporto di esperti di caratura internazionale, si inoltra a definire i profili giuridici della materia, il ruolo strategico dell’ACN, i compiti del Ministero dell’interno, il perimetro della sicurezza cibernetica, la collaborazione tra pubblico e privato, le modalità di trattamento dei dati personali. L’ultimo intervento, di Andrea Mattarella, nipote di Piersanti Presidente della Regione tragicamente assassinato dalla criminalità organizzata, è dedicato all’approfondimento degli aspetti penali del cybercrime in rapporto a quanto previsto dalla Convenzione ONU sulla criminalità informatica.
“Il mondo interconnesso in cui viviamo – scrive Ursi – dipende integralmente dalle informazioni, dall’informatica e dalle comunicazioni. Si tratta di una condizione che se, da un lato, agevola lo sviluppo delle relazioni e rende i sistemi economici, sociali ed istituzionali maggiormente efficienti e performanti, li espone, dall’altro, a numerosi pericoli, dato che la vita quotidiana di ogni cittadino, l’economia nazionale e la sicurezza stessa degli Stati sono ormai indissolubilmente legati alla stabilità e alla sicurezza del cyberspazio. Quest’ultimo viene definito come un ambiente globale, caratterizzato dall’uso dell’elettronica e delle ICT per creare, immagazzinare, modificare, scambiare e sfruttare informazioni attraverso reti e sistemi interdipendenti. In sostanza, come espressamente indicato dalle linee guide ISO/IEC del 2018, si è in presenza di un «complex environment resulting from the interaction of people, software and services on the Internet by means of technology devices and networks connected to it, which does not exist in any physical form».
Queste reti e sistemi informativi risiedono, simultaneamente, nello spazio fisico e nello spazio virtuale, così come all’interno e all’esterno dei confini geografici. In questo senso, il cyberspazio è un ambiente in cui gli esseri umani e le loro organizzazioni utilizzano le tecnologie per agire e produrre effetti rilevanti sia al suo interno sia nell’ambito di altri domini fisici: un nuovo dominio operativo di natura artificiale, trasversale agli altri quattro domini tradizionali (dominio terrestre, dominio aereo, dominio marittimo, dominio spaziale) (…) Negli ultimi trent’anni la crescita di Internet e dell’innovazione che ne è derivata è stata facilitata da un ambiente relativamente privo di controlli.
Tuttavia, la profonda integrazione nel quadro sociale del World Wide Web ha messo in discussione l’idea tradizionale di sicurezza, intesa come predisposizione di un perimetro normativo funzionale al libero esplicarsi della sfera individuale. Ad essa sembra progressivamente sostituirsi un modello legato al concetto di protezione, caratterizzato dalla disponibilità (anche implicita) a scambiare/ sacrificare spazi di libertà personale a fronte della possibilità di operare in un ambiente sociale e tecnologico politicamente e giuridicamente protetto (secondo il paradigma dello Stato preventivo (…) Questi due flash possono bastare per comprendere la molteplicità delle implicazioni che comporta l’analisi della sfera giuspubblicistica ai temi della sicurezza cibernetica.
Non ci si può rifare a una ricostruzione di quanto è già noto, né a un semplice adattamento delle categorie tradizionali, perché ne occorrono di nuove per affrontare la rivoluzione in corso. Se Hobbes scriveva: “senza sicurezza non c’è posto per l’applicazione del lavoro perché il frutto di esso è incerto, e perciò non si coltiva la terra, non ci si dedica alla navigazione, (…) non si coltiva la storia, le arti, le lettere, i rapporti sociali, e ciò che è peggio si vive in uno stato di continuo timore e pericolo di morte violenta, e la vita dell’uomo è solitaria, misera, ripugnante brutale e breve”, la colta citazione richiamata dallo studioso può essere utile a farci comprendere come senza un’adeguata protezione del cyber spazio, che è una quarta dimensione ibrida fatta di reale e virtuale, tutto è precario, non solo sarebbe impossibile intraprendere qualsiasi attività lavorativa e relazionale, ma la nostra stessa sopravvivenza sarebbe seriamente messa sotto scacco.