Il presidente Putin ha firmato la contestata legge sul “patriottismo digitale” che consegna nelle mani dell’Agenzia federale Roskomandzor un “interruttore” in grado di isolare l’intera infrastruttura Russa dal resto del mondo.
Il provvedimento, già passato alla Duma negli scorsi mesi e consentirà di isolare l’infrastruttura russa dalla rete Internet mondiale proprio in caso di una guerra elettronica. La Russia così si trasformerà in un’autentica RuNet (“russian network”) sotto il controllo del Cremlino.
Il documento richiede che i fornitori di servizi in Russia si “sgancino” dai server stranieri per le loro attività e prevede lo sviluppo di un sistema nazionale di domini, cioè di indirizzi dei siti, che consentirebbe alla Russia di rimanere online e operativa. Un sistema alternativo a quello globale gestito dall’ICANN (l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) che vede il coordinamento statunitense. Il fine perseguito dalla Russia è aumentare la propria sicurezza informatica e “assicurare la sicurezza e la sostenibilità del funzionamento” di Internet in Russia.
I soggetti interessati dal provvedimento ovviamente oltre al Cremlino sono le infrastrutture di comunicazione internazionali presenti sul suolo russo e i domini nazionali. Questi, i fornitori dei servizi, dovranno obbligatoriamente installare hardware e software necessari all’operazione spiegando esattamente come hanno provveduto al rispetto di quanto previsto dalla legge.
Sempre l’agenzia federale per le comunicazioni è incaricata di costruire un nuovo “domain name system” che i fornitori di servizi dovranno iniziare a usare a partire dal primo gennaio 2021. Fra due anni, insomma, RuNet sarà sostanzialmente svincolata dall’ICANN per quanto riguarda i siti nazionali.