Pubblicata l’indagine “La criminalità: tra realtà e percezione”, realizzata nell’ambito del Protocollo d’Intesa siglato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale ed Eurispes con l’obiettivo di condividere percorsi di studio e analisi, condurre ricerche congiunte e in approfondimenti sui diversi fenomeni criminali, attingendo ai rispettivi patrimoni informativi, in uno scambio di dati e informazioni che mette insieme l’esperienza delle forze dell’ordine italiane e la ricerca scientifica.
Il Report fornisce i dadi sull’andamento (reale) dei crimini in Italia negli anni della pandemia elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale per il periodo 2007-2022 (dati non consolidati). Il totale complessivo dei reati ha mostrato un andamento altalenante fino al 2013, per poi rivelare un calo costante dal 2014 al 2020. Nel 2021 e 2022, invece, si registra un trend in crescita: in particolare, nel 2022, i reati registrati sono 2.183.045, con un incremento del 3,8% rispetto al 2021. È importante, però, sottolineare la particolarità degli anni 2020 e 2021, caratterizzati da limitazioni alla mobilità delle persone. Pertanto, rispetto al 2019, i reati commessi nel 2022 appaiono in diminuzione.
Cittadini e sicurezza: tra realtà e percezione. L’indagine campionaria
Al di là della percezione generale della diffusione dei reati, i due reati in cui si concentra la maggiore paura di essere vittimizzati personalmente sono l’effrazione in casa (58,3%) e il furto di dati personali in rete (55,1%). Quest’ultimo percepito anche come più pericoloso rispetto al passato (56,2%).
Nell’ultimo anno, inoltre, gli italiani hanno dichiarato di essere stati principalmente vittime di truffe su Internet (14,7%)
In generale, più di un quinto degli italiani dichiara di essere stato vittima di truffe sugli acquisti online (21,6%) nel corso della vita. Il secondo crimine informatico più diffuso sono le richieste fraudolente di denaro da parte di persone che si fingono amici/parenti in difficoltà (18,7%), il terzo è il furto di dati di autenticazione come nome, password, coordinate bancarie, ecc. (17,8%). Segue l’inganno per falsa identità che è capitato al 14,4% degli intervistati, mentre il 13,7% ha subito un furto di identità (qualcuno si è appropriato del proprio profilo sui social network per rubare denaro o per truffe/false dichiarazioni o per inviare e-mail/virus). Uno su 10 ha subito il cyber stalking, cioè lo stalking via Rete, e il 9,1% ha avuto il proprio account di posta hackerato. Leggermente meno diffusi sono stati i ransomware (6,5%) e un’altra odiosa forma di “violenza digitale”: il revenge porn (6%).
Un quinto degli intervistati ha riferito di aver sentito che la propria privacy era stata violata essendo stato contattato online in modo insistente (20,6%); quasi un quinto per aver visto foto in cui erano presenti pubblicate online senza consenso (19,6%); il 16,4% facendo pubblicare online sentenze che rivelano fatti personali; il 15,8% facendo pubblicare online senza consenso video in cui erano presenti. Minore è stata la percentuale di coloro che sono stati infastiditi dalla diffusione online di informazioni false e diffamatorie nei loro confronti (8,9%).
«Nel rapporto che presentiamo oggi “Criminalità: tra realtà e percezione”, abbiamo voluto dedicare particolare attenzione alle tendenze criminali degli ultimi anni e ad alcune categorie di criminalità che riteniamo particolarmente sensibili all’interno della nostra società, come il genere violenza e criminalità informatica. Paura e incertezza sono caratteristiche del nostro tempo, spesso alimentate da continue emergenze, come la pandemia, il conflitto russo-ucraino e i disastri ecologici. Ciò mina le certezze e compromette la fiducia nel futuro e nel prossimo, verso il quale inevitabilmente cresce la sfiducia. Questa sensazione di insicurezza, però, non sempre trova riscontro diretto nella realtà, per cui la sfida ambiziosa che questa indagine propone è quella di fornire un’analisi basata su dati concreti e una panoramica che offra una corretta interpretazione dei fenomeni», ha comunicato il Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Direttore Centrale della Polizia Criminale.
«L’indagine che presentiamo – spiega Gian Maria Fara, presidente di Eurispes–, rappresenta uno spaccato dei fenomeni criminali in Italia quale strumento indispensabile nell’elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto finalizzate all’innalzamento degli standard di sicurezza. Lo studio risponde ad un’esigenza di informazione sui temi della sicurezza, che in Italia sono prioritari nel dibattito pubblico, oltre che nel sentire di ogni cittadino. La sicurezza è sì uno dei temi centrali nella comunicazione politica e mediatica, ma occorre distinguere tra rischio reale e rischio percepito, categorie che spesso non coincidono, il primo basato su dati oggettivi e misurabili, il secondo condizionato da dinamiche soggettive quali come paura e incertezza per il futuro. Questo studio può essere un utile strumento per leggere attraverso la complessità, con un’analisi dei dati reali, anche nella loro evoluzione storica».
Il rapporto completo può essere scaricato online al link:
https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2023-05/la_criminalita-_tra_realta_e_percezione.pdf