eHealth: molti successi ma attenti a non perdere di vista il paziente, il quale diventa un numero e non più una persona

Quali sono i progetti attuali dell’istituto che dirigi e che vedono un uso centrale della tecnologia?

Tutti i progetti attivi all’interno dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza sono fortemente incentrati sulla tecnologia e l’innovazione. L’utilizzo di strumenti all’avanguardia è indispensabile per le analisi dei campioni biologici, così come software sofisticati sono fondamentali per l’analisi e l’interpretazione dei dati. La tecnologia è applicata quindi alla diagnostica avanzata, sia in campo oncologico sia genetico, ma anche ai progetti di ricerca di bioingegneria per la rigenerazione di tessuti o a quelli per le terapie innovative basate su nanoparticelle. Un esempio concreto? Il gruppo di medicina rigenerativa sta lavorando allo sviluppo di un bioreattore che permetta la creazione di un diaframma, in modo da offrire una terapia nuova ai bambini che nascono con malformazioni di questo tessuto. Per farlo lavorano fianco a fianco biotecnologi e ingegneri e utilizzano approcci molto sofisticati.

Quali sono le attese nel mondo medico relativamente ai vantaggi della tecnologia in campo diagnostico e clinico?

Sono altissime, in quanto è grazie alla tecnologia che si potrà permettere l’identificazione sempre più precoce dei marcatori di una malattia, senza i quali i pazienti non potrebbero usufruire di trattamenti mirati e sempre più efficaci. Ciò vale non solo relativamente ai test di laboratorio,

ma anche per quanto riguarda esami clinici come TAC e PET. Oggigiorno, inoltre, lo sviluppo tecnologico consente di condividere piattaforme on-line per la revisione centralizzata dei casi e per un più accurato inquadramento diagnostico. 

IBM ha sviluppato un sistema, chiamato Watson, in cui un’intelligenza artificiale effettua diagnosi su pazienti più accurate di quelle dei medici in carne ossa. E secondo l’autore di Homo Deus, gli algoritmi sempre più intelligenti sostituiranno l’essere umano in un tempo non lunghissimo anche in professioni altamente specializzate quali quella medica: lo ritieni possibile?

Non saprei, la tecnologia avanza così velocemente che è molto rischioso azzardare previsioni, in un senso o nell’altro. Certamente l’ausilio di strumenti efficienti e di precisione, a disposizione anche dei medici di base, cambierà la medicina e il metodo di lavoro del medico. Un algoritmo ha conoscenza e memoria altamente potenziate e in alcuni casi specifici può essere di grande aiuto nell’effettuare una diagnosi o nell’individuazione di una strategia terapeutica. Ma credo che siamo ancora lontani dallo scenario descritto dal libro.

Qual è stato a oggi il più grande successo conseguito dalla tecnologia in campo medico a tuo avviso?

Sono molti. Tra questi: l’utilizzo della stampa tridimensionale capace di ricostruire i tessuti biologici con cellule; lo sviluppo delle scienze «omiche», le nanotecnologie. Le scienze «omiche» utilizzano tecnologie di analisi che consentono la produzione di grandi quantità di dati utili per la descrizione e l’interpretazione del sistema biologico studiato. Comprendono: la genomica, che analizza il DNA; la trascrittomica che invece analizza RNA; l’epigenomica che analizza come il DNA viene utilizzato; e la proteomica, che fornisce informazioni sulle proteine. Ma si arriva anche alla «Colturomica» in cui si analizzano per esempio i vari tipi di batteri o del microbiota intestinale. Tutte queste tecnologie sono estremamente potenti per la quantità di dati che generano ma ovviamente richiedono di grandi competenze di analisi bioinformatica per poter trasformare i dati in informazioni.

In ambito chirurgico, l’avvento di telecamere, sonde e interventi robotizzati ha sicuramente permesso di effettuare operazioni inmaniera molto meno invasiva e precisa, e quindi garantire tempi di recupero più brevi e meno dolorosi per i pazienti. In ambito pediatrico, ne ha enormemente beneficiato l’oncologia perché ha permesso di identificare le mutazioni presenti nei singoli pazienti e di poter quindi facilitare il percorso terapeutico individuale. Il cancro non è tutto uguale e conoscere il nemico rende possibile mettere da subito in campo le armi giuste per combatterlo. La diagnostica avanzata si basa appunto su questo: identificare le mutazioni del paziente, associarle sulla base delle conoscenze scientifiche ad un rischio maggiore o minore, e procedere quindi attraverso approcci terapeutici specifici. La medicina personalizzata di cui tanto si parla consiste essenzialmente in questo.

Quali sono i rischi maggiori connessi all’uso della tecnologia in medicina?

Come in tutti gli ambiti, la tecnologia va gestita e utilizzata in maniera coerente. Teniamo presente che molte volte i pazienti hanno anche bisogno di essere ascoltati, che un bravo medico deve saper leggere tra le righe, che una serie di manifestazioni e sintomatologie sono spesso ascrivibili a stati di ansia, depressione. Forse tra i rischi maggiori vi può essere quello di perdere di vista il paziente, il quale diventa un numero e non più una persona.

Vediamo spesso usare la tecnologia per abbreviare la comunicazione, come nel resto del mondo sociale: spesso il medico si fa mandare il referto via mail o la foto dello sfogo cutaneo via whatsapp per capire se è il caso di visitare o se non c’è nulla di cui preoccuparsi. Questo accorciarsi delle distanze, che appunto rispecchia quanto accaduto anche nel resto del mondo, è un bene o un male in una scienza quale la medicina, che a volte richiede forse più sfumature di quelle delle emoji di Whatsapp o di una ricerca nell’archivio di Medicitalia?

Di nuovo, il problema non è la tecnologia ma il suo utilizzo. La velocità della comunicazione è essenziale per mettere in rete i vari centri di ricerca, i vari ospedali, per fornire diagnosi in tempo reale. Noi per esempio siamo un centro di riferimento nazionale per i tumori infantili: questo significa che ogni giorno riceviamo dei prelievi dagli ospedali di tutta l’Italia e grazie alla tecnologia possiamo inviare il risultato delle nostre analisi al medico curante senza che il paziente si sposti. Ma naturalmente questa facilità di comunicazione deve essere gestita nel modo corretto. Il paziente non può essere curato on-line.

Antonella Viola

Biografia

Antonella Viola è Professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP-Città della Speranza www.cittadellasperanza.org). Ha coordinato diversi progetti di ricerca nazionali, europei e americani finalizzati allo studio del sistema immunitario e del cancro. E’ stato membro del comitato scientifico dell’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC) ed è revisore per la Commissione Europea dei progetti europei di eccellenza scientifica (ERC). Per il suo contributo all’immunologia ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio Roche, il premio del Cancer Research Institute of New York, il premio Chiara D’Onofrio, il premio Young Investigator dell’European Molecular Biology Laboratories (EMBO), il grant dell’European Research Council come Advanced Investigator. Nel 2016, per il suo eccezionale contributo alla biologia molecolare, è stata nominata membro della “European Molecular Biology Organization” (EMBO), prima donna dell’Università di Padova e di tutto il Nord-Est. La prof.ssa Viola è stata invitata a tenere conferenze in centri di ricerca di tutto il mondo, tra cui Imperial College di Londra, Institut Pasteur a Parigi, Harvard Medical School a Boston, Università di Oxford, Medical Research Council di Cambridge, Jefferson University di Philadelphia e molti altri. Attualmente, coordina un progetto europeo su infiammazione (ERC AdG STePS) ed è workpackage leader di un progetto europeo sul trapianto di staminali nelle malattie infiammatorie croniche del fegato (FP7 MERLIN).
In aggiunta alla sua attività didattica e di ricerca, Antonella Viola si occupa attivamente di divulgazione scientifica. Ha fatto parte del progetto europeo #EuFactor (https:// www.youtube.com/watch?v=EdamCzKcvHQ), speaker TEDx Padova (https://www.youtube.com/ watch?v=bXGFEdxzzco) (https://www.youtube.com/ watch?v=WCCuSntj8AY), ospite di diverse testate televisive e di manifestazioni culturali e divulgative in tutto il paese. Dal 2017 è un socio onorario del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze). Tra i premi dedicate a donne eccellenti ha ricevuto il premio “Nilde Iotti” e il premio “Donne Eccellenti” della fondazione Belisario; fa inoltre parte delle “100 donne contro gli stereotipi” della Fondazione Bracco https://100esperte.it/. Ha ideato
e organizzato il progetto di divulgazione scientifica “Viaggio al Centro della Scienza”.