IL METAVERSO IMPORRA’ UN NUOVO MODO DI STARE SUL PIANETA
Intervista VIP a Mattia Fantinati
“La comunicazione è sempre più preponderante nelle nostre vite, che ormai sono esse stesse trasformate a volte in medium, a volte in messaggio e a volte incarnano entrambi. Internet ha ridotto gli spazi tra le persone e ha accelerato il fenomeno. Organizziamo sessioni, incontri e seminari soprattutto per fornire strumenti di lotta contro le fake news e il deepfake che mettono a rischio le nostre democrazie. I bisogni e i diritti e le prerogative dell’uomo devono essere sempre al centro di tutta l’internet governance. Questa la mission di IGF Italia, Internet Governance Forum, organismo che fa capo all’Onu e che sostiene con il suo impegno la democratizzazione etica del governo della rete. Dobbiamo insomma arrivare a un corpus di norme che tuteli i diritti online esattamente come accade per la realtà offline”. Mattia Fantinati, presidente di IGF Italia tratteggia in questa intervista il delicato rapporto tra diritto, etica e i ritmi evolutivi del progresso tecnologico, sempre più serrati e dirompenti.
Presidente Fantinati, Stefano Rodotà vagheggiava una Costituzione per Internet, sottolineando la visione globale e una reale collaborazione tra gli Stati, necessaria per regolare uno strumento per definizione senza confini. L’intuizione del grande giurista è desinata a rimanere utopia?
Vediamo che oggi non tutti gli Stati hanno un identico approccio sui diritti umani. Così capita anche nel regno del digitale. Forse è utopia immaginare una legge uguale per tutti, ma a livello Onu o di Unione europea un coordinamento tra nazioni che firmano intese e le rispettano rappresenta già un buon punto di partenza. IGF ha fatto la mappatura di tutti i 38 accordi inter-stakeholder a livello mondiale e osserviamo due temi ricorrenti: il rispetto dei diritti umani e poi l’importanza della cooperazione digitale tra Paesi. Ovviamente poi gli Stati devono mettere questi principi in pratica, ma la consapevolezza sta aumentando e noi facciamo la nostra parte. Dopotutto, tocca alle aggregazioni sovranazionali bilanciare il peso delle grandi piattaforme e dei colossi della rete.
Il secondo tempo di Internet
Gli studiosi parlano di un secondo tempo di Internet. Dopo la prima fase che ha aperto un universo nuovo per il mondo della comunicazione e della produzione, si sono fatti strada i social, l’IOT, fino ad arrivare a “Quella quarta rivoluzione” ben descritta da Luciano Floridi in cui reale e virtuale si mescolano, sostanziando la dimensione “on life” entro cui tutti siamo immersi.
Come si fa a regolare questo duplice piano di realtà?
Lo spunto dato dalla domanda mi porta a parlare del metaverso, tecnologia giovane che però lascia già intravedere i suoi risvolti futuri, in cui dal 2D si passa al 3D e la persona viene proiettata dentro un mondo virtuale. Ciascuno di noi può fare molte cose nel metaverso. Si può partecipare a delle riunioni, formarsi o lavorare a distanza con grandi benefici, perché l’esperienza è resa più coinvolgente grazie al passaggio dai pixel ai voxel, versione tridimensionale dei pixel stessi. Si può imparare a usare oggetti o fare training in molti settori senza le pericolosità intrinseche all’offline. Certo, il metaverso non può sostituire la realtà, le emozioni di un viaggio, ad esempio. Però è sbagliato spaventarsi e il legislatore non deve inseguire il mondo che cambia.
In concreto quali strategie andrebbero adottate?
Credo sia giusto che un regolatore a livello multistakeholder si sieda con i creatori di queste piattaforme per provare a delineare lo scenario a partire da alcuni pillar legislativi chiari e stabili, così da lasciare poi l’assetto delle norme immutato per più tempo possibile. Bisogna, infatti, evitare una schizofrenia regolatoria che genera solo incertezza ed eccesso di burocrazia.Tra le direttrici fondamentali tornano ovviamente la centralità dell’uomo, la formazione, il rispetto della privacy e dell’identità individuale e infine il miglioramento dei presidi di cybersecurity. In fondo, funziona come le regole della mobilità e il codice della strada: io mi affido a determinate convenzioni vincolanti, ad esempio i colori del semaforo, perché so che più o meno tutti le rispettano. Stessa cosa deve accadere quando uso un device: ho bisogno di sapere che c’è un complesso di norme che mi protegge.
Metaverso, democrazia e Internet
Democrazia e Internet costituiscono uno snodo cruciale. In un recente saggio Michele Mezza ha denunciato l’oligopolio delle piattaforme, che mettono a rischio le libertà fondamentali. A che punto siamo su questo delicato versante che ha a che fare con quel capitalismo della sorveglianza,!teorizzato da Shoshana Zuboff, che tanti interrogativi ha generato?
Queste piattaforme hanno fatturati pari al Pil di un piccolo Stato. Quindi la singola nazione non può bilanciarle in solitudine, mentre le unioni di Paesi, facendo massa critica, possono limitarne gli abusi, ad esempio dal punto di vista dell’utilizzo dei dati.
Soltanto l’Unione europea ha 600 milioni di abitanti e dunque può avere voce in capitolo. Non a caso, la Commissione Ue con provvedimenti come il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA) ha un approccio regolatorio forte e integrato sulle piattaforme.Come ha detto Roberto Viola, direttore generale della Dg Connect della stessa Commissione, le piattaforme sono importanti, ma non sono Stati, non hanno una legislazione indipendente. Devono anzi rispettare le regole di un mercato sano. E poi c’è un irrinunciabile piano etico: i grandi player del digitale hanno fatto enormi profitti e ora hanno il dovere di reinvestire per fare in modo che internet sia un posto sempre più sicuro e fruibile.
Lei ha parlato della prospettiva legata al metaverso. Il Garante in occasione della giornata europea della Privacy ha dichiarato: «Non è tanto la novità concettuale che deve sconvolgerci, di virtuale ci hanno parlato Pierre Levy, Negroponte e i primi teorici della Rete – quanto le problematiche legate all’impatto che questo nuovo “habitat” digitale avrà sulle relazioni sociali e sui comportamenti dei singoli, sulle loro libertà e diritti, così come sui processi decisionali della collettività”. Siamo di fronte a un nuovo banco di prova per giuristi, politici e uomini delle istituzioni.
Qual è il suo giudizio in merito?
Abbiamo già affrontato in questa conversazione l’aspetto giuridico. Sul piano economico, è chiaro che la corsa alla nuova “modalità dell’essere” potrà provocare squilibri, bolle e rischi speculativi. Qualcuno si lancerà alla ricerca di un nuovo Eldorado, sperando di intercettare grosse fette di una inedita torta di mercato e consumo, per cui è chiaro che una regolazione non potrà che impattare anche sulle attività economico-finanziarie, immobiliari e sui vari mercati “virtuali” e decentralizzati che dovessero affermarsi. Tuttavia, come sostiene il filosofo digitale Cosimo Accoto, probabilmente la virtualità è solo uno dei possibili output del metaverso, mentre l’internet immersivo sarà incorporato anche negli oggetti, nei corpi stessi, nei nostri ambienti, a partire dalla realtà aumentata, e vivremo dentro le tante simulazioni che stanno trasformando il mondo e stanno generando una “terraformazione”, che impone un nuovo modo di stare sul pianeta.
In questo scenario c’è naturalmente grande attenzione e grande inquietudine attorno ai temi della cybersecurity, un terreno ormai cruciale sul quale si combattono battaglie criminali per il profitto economico, ma anche guerre di presunto carattere “etico” da parte di gruppi transnazionali e di attivisti militanti delle più svariate cause. A queste si aggiungono le schermaglie tra Stati sovrani per la supremazia geopolitica globale. Cosa può dire in merito?
L’Europa sta togliendo potere alle piattaforme e investendo sulla sovranità digitale e sulla difesa di istituzioni e cittadini. Le vecchie regole del mercato dell’informatica sono tarate su una realtà di 50 anni fa e quindi vanno aggiornate. Oggi bisogna badare al management dei dati e appunto alle piattaforme: dunque la legislazione va riscritta in chiave innovativa, come sta accadendo con i già citati DSA e DMA. Sono appena tornato da un viaggio di lavoro in Israele e da quelle parti sono attentissimi all’avanzamento della tecnologia in ottica militare.
Cosa può insegnarci lo stato di Israele in una delicata materia come la cyber security?
Sono molto progrediti sia sul versante hardware che software. Investono tanto in formazione: un comparto che è soggetto a continue mutazioni e che necessita di una robusta formazione scolastica, soprattutto secondaria. Bisogna inoltre saper spingere sulla capacità dei giovani di fare impresa innovativa, creando un ambiente favorevole alle start-up. A Tel Aviv sono bravissimi e noi, malgrado alcune eccellenze, abbiamo molto da imparare.
Sulla cybersicurezza, infatti, la sensibilità in Italia non è ancora altissima, ma l’IGF ha aderito da poco a “Repubblica Digitale”, l’iniziativa strategica del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, proprio per sostenere il rafforzamento delle competenze digital. Infine, stiamo portando avanti una scuola sull’Internet governance per insegnare a imprese, enti e associazioni cosa sono e come funzionano le diverse tecnologie di cui disponiamo. Abbiamo celebrato l’evento zero ad Ancona, nello scorso novembre e proseguiremo sicuramente su questa strada.
Autore: Massimiliano Cannata