Cina, alle scuole medie e superiori debutta una nuova materia: l’intelligenza artificiale
L’obiettivo primario è quello di diventare Leader del settore nell’intelligenza artificiale.
Come? Inserendo già dalle scuole di primo e secondo grado l’insegnamento della materia. L’annuncio del presidente della Repubblica popolare Xi Jinping è chiaro: da fine gennaio nei programmi scolastici di medie e superiori c’è l’intelligenza artificiale. Per gli studenti dagli 11 ai 18 anni infatti sarà obbligatoria una nuova materia e gli studenti dovranno superare interrogazioni e test di materie che spaziano da machine learning ad algoritmi. Tuttavia questo non è il primo esperimento condotto dalla Cina per lo sviluppo di nuove competenze.
Da alcuni anni all’interno delle scuole medie e superiori era in uso uno specifico software di I.A. che studiava e monitorava il comportamento degli studenti in aula. Si chiama “Smart classroom behavior Management System” e ha il compito di studiare e analizzare, attraverso il riconoscimento biometrico del volto, gli studenti in aula. Il software è in grado di leggere il linguaggio non verbale degli alunni e avvisare con una notifica il Professore in aula, comunicando stati di noia, confusione, paura o addirittura rabbia.
Nonostante sia impensabile, ovviamente, una possibile attuazione nel sistema giuridico Europeo, il software è solo uno dei progetti che fino al 2025 la Cina si è prefissata con un proprio programma. Tra questi, una politica lo sviluppo di tecnologie che aiutino l’istruzione ad essere al passo con il XXI secolo ma specialmente che amplifichino il mercato nazionale interno che già supera i 150 miliardi di dollari.
Il fine è facilmente intuibile raggiungere e pareggiare il giro di affari USA nelle tecnologie i.A., che attualmente detiene il primato, superarlo e diventare leader del settore.
“Il Rapporto 2018 “Italy of Things” per Cittadini e Imprese connesse al futuro” condotto dall’Istituto per la Competitività ( I-Com) inserisce l’Italia al 15 posto, in perfetta media europea ma sottolineando una mancanza di competenze, in particolar modo nei settori dell’analisi dei Big Data.