La startup israeliana, nota nel campo della cyber security per le sue soluzioni d’intrusione informatica
rivolte alle forze dell’ordine, ha annunciato la commercializzazione di un nuovo dispositivo, l’UFED Premium (Universal Forensic Extraction Device), una versione potenziata dei suoi dispositivi standard che offrono una soluzione integrata per lo sblocco e l’acquisizione di messaggi, sms, foto e altro materiale da smartphone protetti da pin o da password.
Secondo quanto dichiarato dall’azienda tramite Twitter, il servizio creato per aiutare le forze dell’ordine
nello sbloccare e estrarre dati dai sistemi iOS e Android bloccati, sarà venduto come uno strumento “on-
premises”, ossia consentendo alla polizia di acquistare l’UFED e di utilizzarlo in piena autonomia nelle proprie sedi.
Sul sito ufficiale di UFED Premium, Cellebrite ha affermato che il sistema consentirà alla polizia di accedere ai dati di app di terze parti, conversazioni in chat, e-mail e allegati salvati e persino recuperare il contenuto e la cronologia delle ricerche cancellate. I prodotti di Cellebrite sono utilizzati dalle forze dell’ordine in vari paesi del mondo, Italia inclusa, per l’analisi forense dei dispositivi bloccati sequestrati nel corso delle indagini.
Ciò che rende innovativo il nuovo prodotto è, secondo quanto sostiene la società, la sua efficacia quasi
universale. Nella pagina promozionale dell’UFED Premium si legge infatti che “grazie a speciali algoritmi” il sistema può sbloccare qualsiasi modello di iPhone con sistema operativo fino a iOS 12.3 (rilasciato da Apple circa un mese fa) e gli smartphone Android, compresi i Samsung Galaxy S6/S7/S8/S9.
Nonostante le numerose critiche, Cellebrite ha sempre difeso e sostenuto il proprio operato e l’importanza
di garantire la pubblica sicurezza. “La nostra non è una tecnologia per l’intercettazione telefonica”, aveva commentato nel 2018 il capo del marketing di Cellebrite Jeremy Nazarian, “richiede un accesso fisico al dispositivo e non permette semplicemente a tutti di ascoltare quello che diciamo sul nostro iPhone. Non ci sono elementi della nostra tecnologia che la rendano intrinsecamente pericolosa”.
Fonte: Twitter
Cellebrite