Esordisce in questo modo l’hacker Cosmo, interpretato dal bravissimo Ben Kingsley, nel film “I signori della truffa” del 1992. Nel film assistiamo alla lotta per impossessarsi del dispositivo SETEC Astronomy, un congegno in grado di decodificare tutti i sistemi crittografici. Nel film l’agente Bishop, Robert Redford, recupera il dispositivo e nell’ultimo scontro verbale con Cosmo quest’ultimo ci regala questa massima:
“C’è una guerra là fuori, amico mio. Una guerra mondiale. E non ha la minima importanza chi ha più pallottole, ha importanza chi controlla le informazioni. Ciò che si vede, si sente, come lavoriamo, cosa pensiamo, si basa tutto sull’informazione!”.
Un film che ha sicuramente anticipato i tempi e di cui consiglio la visione, attualissime le tematiche trattate e se si leggono le cronache giornalistiche di questi giorni scopriremo che il film anticipa molti dei temi oggi sotto esame giornalistico. Encrochat è una società che fornisce soluzioni di crittografia end-to-end in modo da garantire l’anonimato e la sicurezza dei suoi utenti.
I terminali Android, messi a disposizione della società sono, inoltre, modificati nel loro hardware in modo da impedire il funzionamento del GPS e della fotocamera. Il sistema però garantisce anche alle organizzazioni criminali una gestione “sicura” dei loro traffici a rischio intercettazioni ZERO. La polizia decide però di rovinare la festa, compromette il sistema decifrando le comunicazioni e il risultato è sul comunicato stampa1: “…l’operazione ha portato all’arresto di 60 sospetti, il sequestro di ingenti quantità di droga congiuntamente allo smantellamento di 19 laboratori per la lavorazione delle droghe”.
Ma cosa succede in aprile in Israele? Non parliamo di COVID, ma del sistema idrico nazionale che viene attaccato, presumibilmente dall’Iran, tentando di aumentare i livelli di cloro nell’acqua che arriva nelle aree residenziali, un attacco informatico che ha come target obiettivi civili.
Fonti anonime israeliane hanno riferito ai giornali che gli attaccanti hanno violato il software che gestisce le pompe mascherando il traffico passando da server americani ed europei allo scopo di rendere più difficile l’attribuzione dell’attacco. E come si può immaginare, non tarda la reazione. Il 9 maggio, il traffico marittimo del terminale del porto iraniano di Shahid Rajaee si blocca inspiegabilmente.
Tutti i computer che regolano il flusso di navi, camion e merci vanno in blocco contemporaneamente, creando innumerevoli problemi sulle vie navigabili e sulle strade di comunicazione che conducono alla struttura. A seguito dell’analisi gli esperti iraniani hanno riconosciuto di essere stati vittime di una intrusione informatica che ha messo fuori uso i computer.
Il porto è stato vittima di un attacco informatico che viene attribuito ad Israele. C’è una guerra là fuori, una guerra digitale che si combatte sui dati e sull’ecosistema digitale, quell’ecosistema che oggi diventa fondamentale per lo sviluppo competitivo del paese, come la pandemia ci ha evidenziato.
Un ecosistema ancora fragile che occorre rendere sempre più resiliente perché non vincerà la guerra chi ha più pallottole…
Autore: Nicola Sotira