In seguito all’attacco hacker contro l’Ulss 6 Euganea subito lo scorso 3 dicembre, gli attaccanti in queste ore hanno pubblicato nel dark web una parte dei dati sensibili rubati.
L’Azienda Ulss 6 Euganea nella giornata di ieri ha diffuso un comunicato stampa in cui rende noto che si tratta di 9346 file, suddivisi in 51 cartelle e che sta lavorando in stretto e costante contatto con la Procura della Repubblica e la Polizia postale e provvederà a informare le Autorità competenti.
“Da una prima analisi, effettuata da tecnici specializzati, è emerso che le informazioni copiate e pubblicate dai malviventi sono per lo più documenti di carattere amministrativo e gestionale, come procedure, verbali, regolamenti e disposizioni interne. Nel corso del controllo sono emersi anche file con dati personali e sanitari.
Le cartelle pubblicate riguardano la singola struttura ospedaliera di Schiavonia”.
Il Direttore Generale dell’Ulss Euganea, Paolo Fortuna, ha sottolineato che la priorità, in questo momento, è informare in maniera trasparente e puntuale gli utenti coinvolti e dare tutta l’assistenza e le spiegazioni del caso. Gli utenti coinvolti nella vicenda verranno contattati direttamente dal personale dell’Ulss 6 Euganea nei prossimi giorni. È stato anche predisposto un numero verde dedicato e una mail.
“L’Azienda è sempre rimasta in possesso del 100% dei dati e questo ha permesso, compatibilmente con le tempistiche volte a verificare la sicurezza dei servizi via via rimessi in funzione, di riattivare nel più breve tempo possibile l’operatività e i servizi per gli utenti. Si precisa che le uniche informazioni attendibili sulla vicenda sono quelle trasmesse da organi pubblici e che i dati, pur pubblicati, non sono accessibili a qualsiasi tipologia di utenza ma raggiungibili solamente da operatori informatici con competenze tecniche specifiche e peculiari. È importante ricordare che i dati e le informazioni comparse sul dark web sono frutto di attività illegale e dunque chiunque intendesse cercare di consultarle, utilizzarle e diffonderle commetterebbe un reato. Al momento non è possibile stabilire se i malviventi siano in possesso di altre informazioni”, conclude il comunicato.