La grave incursione ai sistemi informatici subita dalla Ulss di Padova nella notte tra il 2 e il 3 dicembre quando un gruppo di cyber criminali hanno mandato fuori uso i server dell’azienda sanitaria, ha creato ingenti danni ma l’azienda sanitaria resiste e non si arrende.
“Siamo usciti con le ossa rotte dall’attacco hacker di Padova, ma non ci vengano a chiedere riscatti: non diamo nulla a nessuno, con noi perdono solo tempo”. Questa la ferma posizione del governatore Luca Zaia.
L’attacco potrebbe avere la stessa matrice dei falsi green pass con i dati rubati in diverse regioni. La notizia che il Veneto è stato attaccato anche dall’organizzazione criminale dei falsi green pass (centinaia di finte certificazioni ottenute rubando i dati via web alle farmacie), induce a pensare che l’attacco alle banche dati di Padova potrebbe essere stato messo a segno dalla stessa banda sgominata dalla polizia postale e che agiva in tutta Italia.
“Abbiamo sistemato il software, ma ovviamente c’è del tempo da recuperare – aggiunge Zaia– di sicuro per ora non abbiamo notizia di clonazioni di green pass”.
L’attacco hacker ai sistemi informatici di Padova è stato pesante. “Non è stato una passeggiata e non lo è tuttora – conferma Zaia – ne siamo usciti con le ossa rotte. Sono veramente entrati nei gangli del software, ma annuncio: che non ci vengano a chiedere riscatti, bitcoin o altro, perché non diamo nulla a nessuno, con noi perdono solo tempo”.
Una task force di esperti informatici è al lavoro per arginare i danni e ripristinare i sistemi dell’azienda sanitaria.
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