Le imprese familiari con le carte in regola per guidare la ripresa

“Avevamo l’America in casa e non ce ne siamo accorti” scrive Roberto Mania nel saggio inchiesta “Capitalisti silenziosi” (ed. Egea) in cui racconta la rivincita dell’impresa familiare, sfatando tanti luoghi comuni. Abbiamo per troppo tempo collocato le famiglie imprenditoriali nel recinto di un conservatorismo miope, impegnate solo a difendere l’esistente e la ricchezza acquisita. Quella convinzione va rivista, sostiene l’autore, perché questo modello è stato il vero baluardo che ha saputo reggere alla crisi della globalizzazione. Voce importante non solo in termini di PIL, queste aziende hanno espresso un patrimonio di knowhow, saperi condivisi e buone pratiche, coniugando eccellenza e talento. Il “doppio legame” tra etica ed economia, l’attenzione per l’”eco-sistema” oltre che l’amore per la propria terra sono fattori distintivi di un modo di concepire il business che parte dal rispetto per la coscienza e l’identità dei luoghi, creando legami. I numeri aiutano a capire: a livello internazionale, l’Italia si colloca al settimo posto tra i Paesi che ospitano le prime 500 società familiari al mondo; circa l’80% per cento delle PMI hanno una matrice familiare, sono ben distribuite nella fascia delle medie (57 per cento), ma anche molto presenti nel comparto delle grandi (35,6 per cento) con un valore complessivo di fatturato che supera i 900 miliardi di euro. Importante opera di ammortizzatore sociale hanno svolto questi imprenditori, concorrendo alla creazione dell’occupazione (+20,1 per cento in sei anni) anche nel momento terribile della pandemia. Tra le prime 100 aziende più antiche al mondo, 15 sono italiane e tra queste, se ne contano 5 che risultano tra le 10 aziende familiari più antiche tuttora in esercizio. Mentre il mondo militarizza e chiude i confini, atterrito dalle guerre, le famiglie imprenditoriali hanno reagito conquistando clienti e mercati, innovando la catena del valore, facendo da motore ai nuovi “distretti”. Il racconto di Mania non è una voce isolata. Molti studiosi e uomini d’impresa stanno guardando con interesse alla riemersione di questo paradigma. “Orientamento al cliente e flessibilità nell’approccio imprenditoriale sono state le componenti di successo – commenta Pier Luigi Verbo, responsabile public sector KPMG – che vanno misurate in relazione alla spiccata attitudine al sacrificio, cultura del lavoro, ascolto degli stakeholder, senso di responsabilità. Individualismo e senso civico hanno costituito quel mix virtuoso, che connota l’identikit di una classe di imprenditori che si è emancipata da vecchi retaggi e dalle influenze della politica e oggi appare desiderosa di affrontare il mare aperto della competizione senza sperare in “aiutini” di Stato. L’impegno per la difesa assoluta di saperi esclusivi, abilità “artigiane”, originalità dei know how, è stata ed è una importante carta vincente, che spiega il successo di tante storie del nostro made in Italy, che non dimentichiamolo mai, nascono e crescono in ambito familiare. Oggi la sfida della transizione tecnologica e della sicurezza sono ulteriori parametri che sollecitano le nostre imprese a essere all’altezza. Il cambiamento d’epoca sta facendo saltare le gerarchie, non sono, infatti, solo i grandi nomi a occupare la scena mediatica. Uomini capaci, con silenziosa concretezza stanno avendo la loro rivalsa. Questa nuova classe dirigente manageriale – spiega Roberto Panzarani – possiede una nuova connotazione la Humbition, destinata a caratterizzare la classe dirigente del futuro. Si tratta di un mix di umiltà e ambizione, che si traduce in una sostenibile prontezza nel riconoscere i propri errori, disponibilità a usare le conoscenze per connettersi ai collaboratori. È evidente che da una governance le aziende potranno trarre vantaggi crescenti.

Inoltre, va detto che l’esercizio di queste virtù sarà decisivo per competere sui sentieri dell’internazionalizzazione, innescare le leve del ricambio generazionale, gettando le basi per la costruzione di una borghesia produttiva che potrà contribuire, in maniera incisiva, al rilancio del made in Italy riaffermando l’identità del nostro Paese nella complessa trama della contemporaneità.

Autore: Massimiliano Cannata

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